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Le novità dello "spirits turismo"

  • Immagine del redattore: KB Knowledge
    KB Knowledge
  • 11 lug 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Andare a dormire in distilleria? Non solo si può, ma il fenomeno di brand che aprono hotel va consolidandosi, in risposta al desiderio dei consumatori di vivere una brand experience unica.

Il mondo del vino è stato sicuramente il primo a vedere nel turismo una grande opportunità da cogliere per far girare gli affari delle cantine e per mandare in giro per il mondo degli ambasciatori. Però anche le distillerie si stanno attrezzando. La prima è stata «The Distillery», un palazzo di 4 piani dedicato al gin che unisce bar, distilleria e hotel è nato nel dicembre 2016 a Londra. L’idea è partita dal team dietro al Portobello Road Gin, uno dei gin più noti della nouvelle vague di questo distillato. Un grande nome del whisky, Bowmore di Islay, l’isola sacra degli appassionati di malti torbati, dispone di un hotel di fronte alla distilleria, oltre che di un pub e di un ristorante.

Altro esempio significativo proviene dalla fabbrica di birra scozzese BrewDog, che ha sviluppato un progetto di crowdfunding per costruire la Doghouse, un edificio di 50 stanze annesso alla birreria recentemente aperta a Columbus, nell’Ohio. Tra i servizi a tema offerti ci saranno: una spa che utilizza la birra per prodotti e trattamenti di bellezza, come oli di luppolo e massaggi al malto; abbinamenti a birra artigianale per colazione, pranzo e cena.

Ma perché i brand di spirits (e non solo) aprono degli hotel? C’è un bisogno crescente di conoscere e di sentirsi raccontare la storia del prodotto, del territorio e delle persone dietro a un’etichetta. Un consumo più basato sulla conoscenza e la condivisione di valori, legato a elementi emozionali e distintivi. In questo senso l’hospitality è un occasione unica per immergere il consumatore nella visione e nei valori del brand e connettere emozioni durature.


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