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La sfida dei materiali intelligenti ed ecosostenibili


Elettronica flessibile e bioplastiche sono la nuova frontiera della chimica. Obiettivo: creare oggetti riciclabili e più resistenti.

Potremmo definirlo «nuovo rinascimento» quello che sta interessando i materiali. La ricerca si sta direzionando verso un strada sensibile ai concetti di materialità e di tattilità, utilizzando al meglio le potenzialità dei materiali tradizionali per arrivare a realizzare materiali di nuova generazione. E il merito di tutto sta nella chimica, la cui ricerca dall’invenzione del moplen degli anni ‘50 (che valse il premio Nobel a Giulio Natta) non si è più fermata.

Uno dei filoni di innovazione risiede nello sviluppo di materiali biodegradabili: il boom dell’elettronica degli ultimi decenni ha infatti generato rifiuti difficili da smaltire. Il gruppo Smart Materials dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, prendendo spunto dalla natura, ha riprodotto in laboratorio un rivestimento plastico biodegrabile al 100% usando la buccia dei peperoni e pomodori. Oppure con gli scarti di caffè si può addirittura rendere potabile l’acqua. Aggiungendo ai fondi di caffè, lo zucchero e un legante in silicone si realizza una spugna in grado di trattenere i metalli pesanti. È già in corso il progetto di rivestire le discariche con questo filtrante per trattenere il percolato dei rifiuti, maggiore responsabile dell’inquinamento delle falde. Nel mondo dei materiali compositi la ricerca si sta concentrando soprattutto sull’utilizzo delle fibre naturali. Infine sono in corso diverse sperimentazioni per l’applicazione dei nuovi materiali anche in settori come l’abbigliamento, e la calzatura per portare anche in questi comparti soluzioni materiche ecosostenibili e innovative.


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