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Non sarà solo un viaggio: il turismo esperienziale


Da Airbnb all’ultimo arrivato Google, i big del turismo online promettono ai clienti una travel experience a tutto tondo e pronte all’uso.

L’obiettivo è il medesimo, sia che l’offerta arrivi da un operatore travel puro oppure da un motore di ricerca o una piattaforma di scambio case: catturare il cliente in movimento, per vacanza o per lavoro, e proporsi a lui come risolutore di tutti i segmenti del viaggio (scelta della destinazione, volo, hotel, auto, ristorante…), senza costringere l’utente a cambiare portale web o avventurarsi in comparazioni di soluzioni dispersive. Il viaggio come esperienza complessiva è sempre stato parte del dna di Airbnb. Il 17 novembre 2016, la sua offerta si è ulteriormente evoluta lanciando Trips, una piattaforma che permette di acquistare non solo alloggi in case private, ma anche vere e proprie esperienze e guide di viaggio. La scelta di Airbnb è chiara: vuole prendere per mano il turista nelle sue attività, incontrando le sue passioni, in attesa (sarà la prossima novità) di permettergli anche di prenotare il suo volo.

Sulla stessa linea d’onda Google, che a marzo 2016 ha lanciato i suoi nuovi brand dedicati al mondo dei viaggi: Google Destinations, focalizzato sulle mete turistiche, ispirazioni e suggerimenti; Google Flights con news sull’andamento dei prezzi e la possibilità di prenotare; Google Hotels, aggregatore che mette a sistema informazioni su 170mila strutture in tutto il mondo, Google Trips, un’app che offre informazioni sulle attività e servizi locali. L’obiettivo non è quello di sostituirsi all’agenzia, bensì facilitare l’incontro della domanda e dell’offerta, ottimizzando i tempi di ricerca , anche provando ad anticipare le scelte dei viaggiatori proponendo in proprio prodotti e soluzioni.


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