A febbraio è stata presentata a Milano l’edizione 2017 del «True Luxury Global Consumer Insight», condotto da The Boston Consulting Group. Di seguito le evidenze.
Con i consumi aspirazionali in sofferenza, l’alto di gamma è trainato dai top spender, cinesi e americani su tutti: 17 milioni di persone (il 4% dei consumatori del comparto, che sono 415 milioni) che sono responsabili del 30% degli acquisti totali. Sensibili al rapporto valore/prezzo, si basano sul passaparola, chiedono ai brand l’integrazione totale di online e offline e ricercano un alto grado di personalizzazione e un legame più personale con il prodotto. Lo studio ha evidenziato un ulteriore insight: la forte crescita di appeal del casualwear tra i consumatori del lusso, sempre più accettato anche in occasioni formali o importanti. Una crescita che non va tuttavia a detrimento del mercato del lusso. Si può creare infatti valore e premiumness anche nel mondo del lusso informale.
Due esempi chiari del fenomeno sono il boom delle sneakers di lusso (da ca. 0,9 mld nel 2009 a ca. 3mld nel 2016) e delle luxury down-jackets (da 0,5 mld a 2,0 mld). Riguardo il lato retail, i modelli distributivi evolvono, con poche nuove aperture di punti vendita e una sempre maggiore multicanalità, che significa coerenza nell’immagine, servizi integrati per la consegna, riconoscimento dello status di cliente privilegiato su tutti i canali. Lo store diventerà, più che uno sfoggio di dimensioni e materiali, un modo per il marchio di esprimere e confermare i proprio valori e la propria unicità.