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Profili generazionali: i proactives


I ProActives sono definiti da Future Concept Lab come i nomadi urbani, che interpretano la Sharing Economy, con scelte di vita, lavoro e consumo che dimostrano una maggior flessibilità di pensiero.

I ProActives sono un gruppo che orienta i gusti e i comportamenti dei giovani adulti dai 25 ai 30 anni che in Italia, complessivamente, sono circa 3 milioni e mezzo, cioè il 6,5% della popolazione. La definizione è stata coniata dal FutureConceptLab di Francesco Morace.

I ProActives nascono nel pieno degli anni Ottanta. Da adolescenti hanno vissuto le rivoluzioni consecutive di iPod, iTune, iPad e iPhone come una estensione della propria libertà di espressione e relazione.

Sono caratterizzati da un forte bisogno di rielaborare il mondo e i contesti circostanti in modo unico e professionale, utilizzano la tecnologia come una piattaforma integrata e sono sempre in contatto con il mondo esterno. Per loro, il reale e il virtuale si compongono divenendo parte di un unico paesaggio integrato in cui sia l’orizzonte tecnologico sia la condizione territoriale contribuiscono a creare un infinito serbatoio di stimoli da proporre e da collezionare, fatto di storie raccontate attraverso tutto ciò che emerge dal web e dalla strada. Lo sforzo per loro a volte proibitivo è quello di ritagliarsi un ruolo da protagonisti in questo scenario.

Già con il nome, dimostrano un’attitudine pro-attiva nei confronti del mondo: musica, grafica, fotografia, archiviazione e rielaborazione dei dati, danno forma alle storie che si intrecciano nei percorsi di vita dei ProActives, che per questo non finiscono nella categoria dei bamboccioni o dei NEET. Sicuramente il lavoro è un nodo centrale per questo nucleo generazionale che mostra una decisa intenzione nel costruirsi un percorso professionale fuori dagli schemi consueti della carriera e della sola leva economica dello stipendio.

La loro relazione con il territorio, come con il mondo digitale, è quella tipica del nomadismo: passano con fluidità da uno strumento all’altro, senza badare alla sua natura specifica, alla ricerca di soluzioni concrete alle nuove necessità che questo tipo di vita crea.

Nel consumo apprezzano i prodotti innovativi e i progetti sperimentali, modulari e adattabili a diverse situazioni, offerti da aziende sempre più aperte ai consigli dei propri consumatori. L’accessibilità è un’altra caratteristica chiave ormai acquisita dai ProActives, non solo in termini economici ma anche fruitivi. Servizi bancari totalmente “mobile”, come Buddybank integrano l’offerta classica con nuove prestazioni extra. Seguono le logiche di acquisto e consumo alternativo, di condivisione di spazi, prodotti e servizi, per il lavoro, la mobilità e la casa.

I ProActives affrontano i problemi della crisi in modo diverso a seconda dei paesi di origine: in Spagna sono chiamati Mileuristas perché spesso il loro stipendio medio non supera i mille euro, in Norvegia sono definiti “la generazione seria” alle prese con la precarietà, mentre in Giappone prevale la definizione multi-tasking nagarazoku, cioè “le persone che fanno due cose alla volta”. In Italia, tra i nati negli anni ‘80, il 44,6% è entrato nel mercato del lavoro svolgendo un lavoro atipico contro il 31,1% per i nati negli anni ’70 (Istat 2016). Questi dati attestano le difficoltà oggettive di una generazione impegnata a cambiare le regole del mondo del lavoro, ad esempio attraverso l’ecosistema delle startup alimentato dalle logiche dell’Open Innovation e della Sharing Economy.


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