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La mia famiglia? Sono io


Un nucleo su tre è formato da una persona che vive sola. Una gigantesca mutazione sociale e un fenomeno in costante crescita in Italia.

Per scelta, per necessità, per convenienza, per fatalità, le famiglie cambiano struttura. Si restringono anno dopo anno e a furia di contrarsi si riducono al minimo: a una sola persona. Parliamo delle famiglie unipersonali, protagoniste dell’ultimo grande balzo registrato dalle statistiche: dal 21,1 al 31,1% del totale delle famiglie nel giro di pochi anni (per un totale di circa 7 milioni 910 mila nel 2015). Con la quota più alta di famiglie unipersonali al Centro: il 34,2% del totale. Demografi e sociologi utilizzano il termine di famiglie unipersonali per censire separati, divorziati, vedovi, single e irriducibili workaholic.

Ma c’è anche chi mira soltanto a vantaggi fiscali: parliamo di coppie che simulano la singolarità costituendo due nuclei famigliari con due residenze diverse in modo da accedere a vantaggi fiscali come, ad esempio, l’accesso agevolato agli asili nido, l’esenzione del pagamento dell’Imu per la prima casa.

Le famiglie unipersonali sono un segmento di popolazione con un certo appeal per il mondo del lavoro ma non solo: dal mercato dei consumi, all’universo della socialità, del tempo libero e dei viaggi, guardano con attenzione questi uomini e donne sole, con più tempo libero e più denaro a disposizione. Per di più le donne sono estranee all’eterno dilemma del work-life balance. Per esempio Meetic, sito di dating, ha da poco arricchito la sua offerta con i Single City Trip, oppure la compagnia Norwegian Cruise ha inserito a bordo della sua nave Norwegian Epica ben 128 studio ad hoc: letti a una piazza e mezza e una keycard per accedere allo Studio Lounge, dove conoscere nuove persone e decidere cosa fare insieme, tra cene, sport ed escursioni.


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