Quattro grandi elementi di rottura, quattro sfide da vincere: sono le prove che attendono nel prossimo decennio l’economia globale. L’ultima ricerca di McKinsey è diventato un libro “No ordinary disruption”, ovvero una discontinuità straordinaria. Partendo dai cambiamenti in ambito tecnologico, demografico e migratorio, la società di consulenza ipotizza come sarà il mondo nel 2025 e soprattutto quali leve cambieranno il volto del pianeta. Vediamole da vicino.
SPOSTAMENTO DEL BARICENTRO ECONOMICO GLOBALE
Fino al 1500 la gran parte della popolazione della Terra era concentrata nell’Asia Minore. Poi nei 4 secoli successivi, con l’urbanizzazione e l’industrializzazione, si è pian piano spostata in Nord America. Questo punto nella seconda metà del 900 ha ripreso a spostarsi e alla fine del secolo scorso era nell’Atlantico, vicino alla Scandinavia. Tra 10 anni sarà tornato in Asia, dove era nel 1500. Ma mentre lo spostamento da est a ovest ha impiegato circa due secoli, in soli 25 anni (dal 2000 al 2025) si ritornerà tra India e Cina. A questo ribilanciamento dell’economia globale si associata il fenomeno dell’urbanizzazione: quasi metà del Pil mondiale tra 10 anni sarà prodotto 400 città del mondo, di cui la maggioranza sconosciuta ai più.
RAPIDITA’ DELLE DIFFUSIONE DELLE TECNOLOGIE
Solo 20 anni fa il 3% della popolazione mondiale aveva un cellulare e l’1% aveva accesso ad internet. Oggi due terzi della popolazione mondiale comunica con il cellulare e un terzo naviga. La seconda forza dirompente è quindi la rapidità di diffusione delle tecnologie. Il primo e principale effetto delle evoluzioni più recenti, come advanced analytic e machine learning, sarà l’impatto sulla struttura del mercato del lavoro. Avremo bisogno di figure professionali ancora più specializzate , capaci di fornire valore aggiunto al lavoro di macchine sempre più intelligenti. La sfida per le aziende sarà quella di avviare un a trasformazione dei modelli organizzativi ed economici per massimizzare i benefici dell’innovazione.
LA SILVER ECONOMY
Invecchiamo e facciamo meno figli: la terza e ineluttabile tendenza che condizionerà il prossimo futuro è quella demografica. L’aumento della vita media collegato al benessere e il calo della fertilità, che ultimamente sta colpendo anche i Paesi emergenti, avrà un impatto sulla forza lavoro e di conseguenza sulla crescita. Con una forza lavoro più piccola e con un maggior numero di anziani, la poca crescita dovrà riuscire a finanziare sanità e pensioni. Il trend demografico potrà riservare però anche interessanti opportunità: la cosiddetta silver economy rappresenta una fetta importante di mercato con prevenzione medica, fitness, benessere, turismo e cultura.
INTERCONNESIONE TRA I PAESI DEL MONDO
I flussi di beni, servizi, capitali, persone e informazioni cresceranno a enorme velocità nei prossimi anni, spinti dalla crescita dei consumi nei mercati emergenti e dalla diffusione del digitale. Esiste una forte correlazione tra il livello di apertura di un Paese e la crescita della sua economia. L’Italia con un valore complessivo dei flussi di quasi 1.300 miliardi di dollari, occupa la nona posizione nel ranking mondiale dei Paesi interconnessi, ma si può fare di più soprattutto nello scambio di servizi, capitali e persone.